Psiche e cinema: un’introduzione

Psiche e cinema: un’introduzione

Psiche e immagine

Il cinema è l’arte che con maggiore immediatezza e intensità permette di rappresentare la complessità delle dinamiche della vita psichica e di dirigere lo sguardo verso aspetti del mondo verso i quali di solito non ci si sofferma o a cui non si rivolge l’attenzione.

La proposta è di parlare con i film, attraverso i film, di usarli in modo creativo, come metafore, attraverso cui pensare e discutere di dinamiche psichiche profonde, grazie anche a ciò che un film fa emergere da dentro di noi, che ci induce facendo risuonare le nostre corde interne. Il cinema ha infinite potenzialità creative, nel suo essere luogo di incontro e scambio tra immagini e spettatore, entrambi con la propria e, nello stesso tempo, unica e molteplice identità (Marchiori, 2006).

Lo schermo cinematografico ha mostrato di essere uno spazio privilegiato in cui, come ha scritto lo storico del cinema padovano Gian Piero Brunetta (2006), “l’inconscio diffonde a pioggia i suoi raggi luminosi per rendere visibile l’invisibile”. Dall’altra parte, il cinema usa la psicoanalisi per illuminare il senso profondo delle sue opere.

Il rapporto tra cinema, psichiatria e psicoanalisi è caratterizzato sin dal principio da particolari “affinità elettive

Cinema e psicoanalisi sono nati insieme, alla fine del secolo scorso, insieme sono cresciuti evolvendosi, ed entrambi hanno contribuito alla trasformazione della percezione della realtà esterna e del mondo interiore .

Ancora oggi la loro sinergia continua a produrre pensiero creativo e vitale nella costruzione di un territorio comune che arricchiscono mutualmente.

Come ha scritto il pioniere degli studi in questo campo, lo psicoanalista Cesare Musatti (1961), la “magia del cinema” dipende dalla capacità delle immagini filmiche di creare connessioni dirette con l’inconscio dello spettatore. La visione di un film mette in moto sia il processo dell’identificazione, per cui lo spettatore può essere, di volta in volta, tutti i personaggi, sia il processo di proiezione, cosicché tutti i personaggi possono essere lo stesso spettatore, e permette di attribuire loro sentimenti, desideri, paure che egli rifiuta di riconoscere come propri (vedi presentazione 10° epff-European Psychoanalytic Film Festival, London, 2020).

Riconoscere, proiettate su un “supporto” concreto qual è lo schermo cinematografico, immagini che in qualche modo ci appartengono per la loro valenza affettiva, e scoprirne un senso condivisibile, non solo ha un effetto catartico, ma consente anche di “dar corpo”, di “toccare con mano” processi psichici profondi e dinamiche affettive che consentono di produrre pensiero attraverso la mediazione delle immagini. Può anche evocare i mostri che popolano il nostro mondo interno e esorcizzare i mostri del mondo reale.

Il cinema, come territorio relazionale, tra corpo e mente, tra immagini, pensiero e parola, permette di riconnettere in una storia dotata di senso i frammenti talvolta sconnessi di esperienza che ci troviamo a vivere, proprio come la psicoanalisi.

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